Camminavo nella notte. Sembrava che tutto fosse rimasto lo stesso, sembrava che ogni cosa fosse al suo posto. Camminavo, correvo sotto la pioggia. Era la pioggia, erano lacrime, chi può dirlo? So solo che non c'era posto in me per nient'altro che non fosse questo dolore insensato. Partiva dalla punta dei piedi saliva lungo schiena e nel petto, mi toglieva il respiro, ero già morto ma ancora non lo sapevo. Come un tumore maligno stava crescendo dentro di me divorandomi. Nessuna speranza, nessuna via d'uscita, solo un'accogliente stato di sofferenza permanente. Valeva la pena di vivere? Forse era meglio morire? Non lo so. La vita è fatta di rimpianti per chi vive, la morte è fatta dei rimpianti di chi rimane. Avrei potuto saltare, saltare una volta per tutte e farla finita. Pioveva, scivolare sarebbe stato facile, quasi involontario, forse inevitabile. Un attimo e sarebbe finita per sempre.Niente sofferenza. Niente più rincorrere gli altri per avere un briciolo di comprensione. Finalmente la pace. La pace vera data dalla non esistenza.Poi la luna.Le nuvole gli lasciarono spazio nel cielo.Sollevai la mano verso il cielo, le gocce di pioggia che mi scendevano lungo il braccio come piccole sorgenti scintillarono.Nel vuoto della mia mente. Nel nero della mia coscienza ormai rassegnata qualcosa si sciolse.Il mio braccio illuminato dalla luna scintillava nella notte.La bellezza.La bellezza mi può salvare.La bellezza mi può salvare da me stesso.Il mio desiderio di morte può aspettare un altro giorno e un altro giorno ancora.
sabato 28 aprile 2012
Thanatos
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